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Aforisma #044 – “Pulp Fiction” 11 Maggio 2009

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Mia: “Non odi tutto questo?”
Vincent: “Odio cosa?”
Mia: “I silenzi che mettono a disagio.
Perchè sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio?”
Vincent: “Non lo so, è un’ottima domanda.”
Mia: “E’ solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale…quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace.”

(Uma Thurman nel ruolo di “Mia Wallace” e John Travolta nel ruolo di “Vincent Vega”,
dal film “Pulp Fiction”)

Aforisma #043 – Franz Kafka 29 Aprile 2009

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“La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio.”
(Franz Kafka)

Aforisma #042 – Sofocle 15 Aprile 2009

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“I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa.”
(Sofocle)

Aforisma #041 – Edgar Allan Poe 27 Marzo 2009

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“Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale”.
(Edgar Allan Poe)

Aforisma #040 – Carlo Lucarelli 11 Marzo 2009

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Certe volte i pensieri si disegnano nella testa sotto forma di immagini. Si proiettano come un film a tre dimensioni, un ologramma in movimento senza bisogno di schermo. La vista, l’olfatto, i sensi continuano a funzionare all’esterno del volto, a registrare azioni e sensazioni, ma dietro gli occhi, in quello spazio ovale racchiuso tra le tempie e la nuca, lì, sotto la calotta cranica, agiscono i pensieri. A volte guidate, costruite, a volte da sole, come i sogni, le immagini si formano e si muovono, quella donna, quell’uomo, quel luogo, hanno rumori, musiche e parole che esistono anche se non si sentono, odori e consistenza che arrivano fino alla pelle e provocano reazioni vere, vere sensazioni. Quando succede non tornano indietro, non si riavvolgono come la pellicola di un nastro, ma accadono di nuovo, si ripetono dal nulla, identiche, oppure cambiano, si restringono a particolari che riempiono tutto il campo, deviano in altre facce, altri corpi, altri movimenti. La ragazza del Club freccia alata che gli cammina a fianco.
Sensazioni: bellina.
La ragazza Freccia alata in tailleur verde oliva che gli cammina a fianco e gli stringe il braccio. La mano sul suo braccio. Le unghie laccate di bianco sul suo braccio.
Sensazioni: sollievo, tranquillità, sì.
La ragazza verde oliva che gli cammina a fianco. La sua mano sulla faccia della ragazza. La sua mano sulla bocca della ragazza, le labbra bagnate, i denti.
La ragazza che gli cammina a fianco, la sua mano sulla faccia, che la spinge via.
La pistola.
Sensazioni: nessuna.
Quando nascono dal nulla, le immagini si chiamano fantasie.
Quando sono già accadute si chiamano ricordi.

(tratto da “Un giorno dopo l’altro” di Carlo Lucarelli)

Aforisma #039 – Elio 24 Febbraio 2009

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IL LOMBRICO CHE S’INNAMORO’ DELL’ELEFANTESSA
Un giorno nella Savana, un lombrico, che stava mangiando terra umida come sempre, ebbe un intenso scambio di sguardi con un’elefantessa che stava osservando un violento combattimento tra due maschi che se la contendevano.
Il vincitore l’avrebbe posseduta, pensavano.
Ma si sa, tra i due litiganti il terzo gode, e il lombrico quella notte la coprì.
Poi l’elefantessa fuggì turbata, mentre il lombrico tornò dalla moglie ignara.
L’elefantessa si era innamorata di quello sconosciuto, mentre il lombrico non dava importanza a quell’avventura: “Ogni lasciata è persa”, diceva con gli amici,
e tutti giù a ridere, e via che si ubriacavano di terra umida.
Dopo qualche tempo la rivide, ma mentre lei l’aveva dimenticato per non soffrire, lui capì che l’amava, ma mentre cercava di dirglielo venne schiacciato come una polpetta da un ippopotamo che si rotolava nel fango.
Cosa ci insegna tutto questo?
Che l’amore è una cosa meravigliosa,
ma può portare delle conseguenze che magari era meglio se non t’innamoravi.

(tratto da “Fiabe Centimetropolitane” di Elio)

Aforisma #038 – John Fitzgerald Kennedy 9 Febbraio 2009

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Rubo un pensiero riportato ieri nella striscia rossa de “l’Unità” e lo riverso su questo blog. Tutto il parlare che c’è stato in questi giorni, a tratti, è stato quasi raccapricciante…e nonostante tutto ancora si continua a parlare quando la cosa più saggia da fare sarebbe rimanere in silenzio.
In tutto questo, riporto solamente delle parole (purtroppo quasi utopiche) di JFK

“Io credo in un’America dove la separazione di Chiesa e Stato sia assoluta.
Dove nessun gruppo religioso cerchi di imporre i suoi voleri direttamente o indirettamente sulla popolazione o sugli atti pubblici dei suoi funzionari”.

(John Fitzgerald Kennedy)

Aforisma #037 – “La 25ª Ora” 2 Febbraio 2009

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Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita.
In culo ai mendicanti che mi chiedono i soldi e che mi ridono alle spalle.
In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina.
In culo ai sikh e ai pakistani che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti, puzzano di curry da tutti i pori, mi mandano in paranoia le narici, aspiranti terroristi!
E rallentate, cazzo!
In culo ai ragazzi di Chelsea con il torace depilato e i bicipiti pompati che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel.
In culo ai bottegai coreani con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica, sono qui da dieci anni e non sanno ancora mettere due parole insieme.
In culo ai russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti, rubano, imbrogliano e cospirano.
Tornatevene da dove cazzo siete venuti!
In culo agli ebrei ortodossi che vanno su e giù per la Quarantasettesima nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del Sudafrica dell’apartheid.
In culo agli agenti di borsa di Wall Street che pensano di essere i padroni dell’universo, quei figli di puttana. Si sentono come Micheal Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita. E Bush e Cheney non sapevano niente di quel casino?
Ma fatemi il cazzo di piacere!
In culo alla Tico, alla ImClone, all’Adelphia, alla WordsCom! In culo ai portoricani, venuti in macchina, che fanno crescere le spese dell’assistenza sociale. E non fatemi parlare di quei pipponi dei dominicani: al loro confronto i portoricani sono proprio dei fenomeni.
In culo agli italiani di Bensonhurst con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant’Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi sperando in un’audizione per “I Soprano”.

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Aforisma #036 – Michael Connelly 5 Gennaio 2009

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A Bosch non era mai piaciuta Las Vegas. Quella città aveva una caratteristica in comune con Los Angeles:
entrambe attiravano i disperati.
Spesso i casi da seguire lo avevano portato lì, perchè le persone, quando fuggivano da Los Angeles, si rifugiavano in quello che sembrava loro l’ultimo posto rimasto.
Sotto una vernice di sfarzo, denaro, vitalità e sesso batteva un cuore oscuro.
Per quanto tentassero in ogni modo di travestirla, con luci al neon e intrattenimenti per famiglie,
Las Vegas restava sempre una puttana.

(tratto da “Musica dura” di Michael Connelly)